“Gesù vuole evangelizzatori che annunziano la Buona Notizia non solo con le parole, ma soprattutto con una vita trasfigurata dalla presenza di Dio” (EG 259)
Smirne
Smirne
È un onore e una gioia grande abitare questa terra ed esserci. Papa San Giovanni XXIII, durante il periodo vissuto in Turchia quale Delegato Apostolico, scrive nel suo Diario: “Li amo in Gesù Crocifisso questi cari Turchi…, li amo perchè li credo capaci, li credo chiamati alla redenzione. La comunione dei popoli è il mistero del Signore. Studiare, lavorare, soffrire e molto pregare”
Un Invito d'Amore
Due Sorelle di Maria e dell’Apostolo Giovanni vivono a Smirne dal 3 novembre 2014. La loro presenza in Turchia nasce dalla risposta al desiderio del Signore di far conoscere al mondo il Suo Cuore, a tutti gli uomini il Suo Amore. Il Suo invito d’Amore è rivolto a tutti, al mondo intero. Il Suo Amore è il sole che illumina e il calore che riscalda le anime.
Stare alla Sua Presenza fa gustare gioie ineffabili alla piccole anime che, come lampade sempre accese, ardono giorno e notte innanzi ai Suoi Tabernacoli in quei luoghi in cui nessuno adora la Sua Regalità, quasi nessuno conosce il Suo Amore, il Suo Perdono, la Sua Misericordia ed in cui solo l‘1% della popolazione é costituito da cristiani.
L’ esperienza è cominciata nella Cattedrale di San Giovanni, dove si è chiarito e approfondito il senso della missione: la preghiera costante e l’offerta quotidiana di anime consacrate a Dio. Nel primo periodo, pur non conoscendo la lingua, in maniera misteriosa si riusciva a ”comunicare “ con i turchi, in particolare con alcune ragazze musulmane, molto incuriosite dall’insolita presenza delle Sorelle. Incredibile! Don Massimiliano Palinuro, fidei donum della diocesi di Ariano Irpino e rettore della Cattedrale, notò che è solo il linguaggio dell’Amore che ci permette di comunicare.
Dopo l’ elezione del nuovo vescovo di Smirne, mons. Lorenzo Piretto, avvenuta il 19 dicembre 2015, la Comunità delle Sorelle, insieme a Don Ugo, si è trasferita in Episcopio (ubicato sul Santuario di San Policarpo), per espresso desiderio del Vescovo. Anche lì l’ impegno primario resta quello dell’adorazione eucaristica, quale preghiera di lode, intercessione e riparazione. Si occupano inoltre del decoro del Santuario e della Cattedrale nonché della liturgia, offrono aiuto e sostegno al Vescovo e contribuiscono all’amministrazione della casa, luogo di accoglienza per vescovi, sacerdoti e laici.
Smirne: una delle sette Chiese dell'Apocalisse
“Chiesa” nel senso biblico significa “comunità riunita” più che “edificio”. Nel Libro dell’ Apocalisse abbiamo sette lettere scritte da S.Giovanni Evangelista ad altrettante Chiese deIla regione. Queste sono Efeso, Smirne, Pergamo, Thyatira, Sardi, Filadelfia e Laodicea. Di queste Chiese I’unica vivente è quella di Smirne. Delle altre si possono visitare soltanto le rovine, a qualche ora di auto da Smirne.
Chiesa Cattedrale - Basilica di San Giovanni Apostolo
Il 29 settembre 2013 è stata riaperta al culto e alla comunità locale la Cattedrale Metropolitana di Izmir. La Basilica Cattedrale di San Giovanni di Smirne è la più imponente chiesa ancora officiata della Turchia asiatica ed è altresì il luogo di culto cattolico più importante, in quanto sede del Metropolita. Purtroppo, per complesse ragioni, questa chiesa è stata militarizzata per quasi 50 anni. Ora finalmente ritorna ad essere patrimonio della comunità cristiana, della città di Smirne e dei pellegrini che si recano sulle orme di Giovanni.
Santuario di San Policarpo in Pasaport
San Policarpo è da sempre il patrono di Smirne. La festa patronale si celebra ogni anno il 23 febbraio, giorno del suo martirio. La Chiesa di S. Policarpo, la più antica di Smirne, risale al 1630. Fu costruita per interessamento delle autorità francesi e subito dichiarata “parrocchia francese”. Fin dal 1631, per ordine del Re Luigi XIII, la Chiesa fu affidata ai Padri Cappuccini Francesi. Nel 1688, la Chiesa e il Convento annesso,furono distrutti da un terremoto, seguito da un incendio. La Chiesa veniva ricostruita prontamente tra il 1690 e il 1691. Nel 1742 divampa un furioso incendio,ma la Chiesa e il quartiere francese restano intatti. La salvezza viene attribuita ad un intervento miracoloso di San Policarpo.
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Un nuovo incendio scoppia nel 1763: il Convento è distrutto, la Chiesa subisce danni considerevoli. NeI 1774, la Sublime Porta concede il permesso di riedificare la Chiesa. Nel 1820 viene collocata una lastra in marmo, in onore del Re Luigi XIII. Nel 1898, la Chiesa viene ampliata e decorata. Gli affreschi, che illustrano episodi della vita e del martirio di S. Policarpo, sono opera di un giovane artista francese Raymond Pére, vissuto a Smirne alla fine del secolo scorso. Il convento dei Padri Cappuccini, andato distrutto nel terribile incendio del 13 settembre 1922, è stato ricostruito nella forma attuale nel 1929. Secondo un recente accordo con le autorità francesi, la Chiesa e il Convento di San Policarpo sono ora sotto la direzione del vescovo di Smirne e sua residenza ufficiale.
Indirizzo : CHIESA DI S. POLlCARPO Necatibey Cad. No. 2 – 35212 Izmir – Turchia TeL. : (+ 90). 232. 484 84 36. Fax: (+ 90). 232. 484 53 58[/read]
San Policarpo - Vescovo e Martire
Policarpo, uno dei primi discepoli di S. Giovanni apostolo ed evangelista, è nato in Asia Minore verso il 70 d.C. La sua santità di vita, come pure la sua conoscenza della dottrina cristiana e della tradizione apostolica, lo portarono presto alla direzione della giovane Chiesa di Smirne. S. Ignazio, passando per Smirne nel suo viaggio da Antiochia a Roma (circa 107 d.C.), lo saluta con queste parole: “Lodo la tua pietà, fondata come su una roccia incrollabile, e rendo gloria al Signore perchè mi ha fatto degno di vedere la tua persona. Potessi godere della tua presenza! Mostrati degno del posto che occupi. Preoccupati dell’unità, a cui nulla si può anteporre … “.In occasione della visita di S.Ignazio, Policarpo scrisse una Lettera ai Filippesi, in cui emerge il suo zelo pastorale. I suoi stessi avversari lo definiranno più tardi: “Maestro dell’Asia” e “Padre dei cristiani”. Durante il suo lungo apostolato, dovette lottare contro le prime eresie, che tentavano di negare o la divinità di Cristo o la sua umanità (“docetismo” e “gnosticismo”). Un altro problema affrontato da S.Policarpo, fu quello relativo alla data della celebrazione della Pasqua. Policarpo, come del resto tutte le Chiese dell’Asia Minore, celebrava la Pasqua il 14 Nisan, in continuità con la Pasqua ebraica e con la tradizione giovannea (“Quartodecimanismo”). Verso il 154, si recò a Roma dal Papa Aniceto, per difendere la legittimità della tradizione orientale. L’accordo non fu raggiunto, ma la tradizione quartodecimanista continuò ancora per alcuni decenni. A Roma, Policarpo incontrò, pure Marcione e lo rimproverò della sua eresia.
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Fra i discepoli di S. Policarpo, va ricordato S. Ireneo, nativo di Smirne (verso il 135). II futuro vescovo di Lione ci ha lasciato questa testimonianza: “lo ti potrei dire ancora il luogo dove il beato Policarpo era solito riposare per parlarci, come esordiva, e come si entrava in argomento; quale vita conduceva, quale era l’aspetto della sua persona, i discorsi che teneva al popolo: come ci discorreva degli intimi rapporti da lui avuti con Giovanni e con gli altri che avevano visto il Signore, dei quali rammentava le parole e le cose udite intorno al Signore, ai suoi miracoli, alla sua dottrina … ” Era ormai 86 enne, quando si scatenò la persecuzione di Antonino Pio. Gli imperatori romani esigevano il culto degli dei e quello personale. I cristiani furono presto giudicati come ribelli e “atei”, e pertanto condannati a morte.
Il martirio di S. Policarpo avvenne il 23 febbraio 155, sull’acropoli di Smirne, nello stadio romano. II racconto dettagliato ci è stato tramandato in una commovente lettera-memoriale, inviata dai Cristiani di Smirne alla Chiesa di Filomelio in Frigia. Alle minacce e alle lusinghe del proconsole romano, diede la famosa risposta: “Sono ottantasei anni che servo Cristo e non mi ha fatto nessun torto. Come posso bestemmiare il mio re, il mio salvatore?”. La folla lo voleva in pasto ai leoni, ma il proconsole disse che i “giochi” erano finiti. La plebaglia insisteva; Policarpo fu dapprima condannato ad essere arso sul rogo, poi, risparmiato miracolosamente dalle fiamme, fu trafitto da un carnefice; infine fu arso. Solo più tardi, i cristiani riuscirono ad ottenere le sue ossa ” più preziose delle gemme, più stimate dell’oro”. II racconto del martirio di San Policarpo si conclude con queste parole: “Solo lui fra tutti, ha lasciato un ricordo così vivo, che se ne parla ovunque, anche tra i pagani. Fu infatti non solo un maestro eminente, ma pure un martire insigne, e tutti i fratelli desiderano imitare il suo martirio, veramente eroico”.
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